Finale di Colette seguente
"Siccome tutti sembrano l'aver dimenticato - gridai - vi ricordo che sono stato condannato per furto. E' normale, nove anni dopo, nessuno ci pensa più. Tranne io. Oggi, adesso, tocca a me parlarvi. Sappiate che, mano a mano, mi sono abituato al mio nuovo stile di vita. Essere liberato, non esserlo, per me fa lo stesso. Pero' per voi, la mia liberazione avrebbe una capitale importanza.
E tacqui.
Sentivo che aspettavano il seguito con curiosità, anzi con avidità, con frenesia, come se avessero fame o sete. E, soprattutto, capivo che, in effetti, nessuno si ricordava più delle ragioni della mia condanna.
"Ho rubato - ripresi - ho rubato un tesoro unico. Ho rubato il manoscritto di un 'opera insostituibile. Ho rubato il fondamento della letteratura italiana. "
Silenzio pesante, allarmente. Mi ero sbagliato: cosa era per loro la letteratura italiana ?
"Non capite ? Gridai. Non capite che vi ho rubato il vostro patrimonio, la storia dei vostri antenati, la vostra storia ?"
Silenzio.
"Se mi liberate, vi restituisco questo tesoro che é nascosto in un luogo che conosco io, solo io. Vi restituisco la vostra storia, la nostra storia. Lo volete ?"
Silenzio. Avevo perso.
Allora, all'improvviso, la ragazza che mi era parsa bellissima grido': "Si, Si lo vogliamo! E comincio' ad applaudire. E, imitandola, altre due, dieci, cento persone. Fu presto un uragano, uno scroscio di applausi.
Ero libero.
"Ma quale tesoro ? " mi chiese la ragazza
"I promessi sposi" risposi "il romanzo di Alessandro Manzoni"
" Pensavo fosse un cantante" disse " Ma non fa niente, sono contenta che lei sia liberato!
E ricomincio' ad applaudire, come per liberarmi una seconda volta.
In realtà avevo attaccato una banca, ucciso tre impiegati, senza riuscire a rubare neanche un soldo.
A partire dal giorno della mia liberazione cerco di cantare I promessi sposi un'ora al giorno. Ma non é facile. Quanto al manoscritto, non ho mai saputo dove si trova e, a dire il vero, me ne frego.